venerdì 27 marzo 2009

Galleria dell'Accademia

Galleria dell'Accademia
Nel 1784, il Granduca Pietro Leopoldo stabilì che tutte le scuole di disegno di Firenze venissero conglobate in una sola Accademia dotata di una Galleria di dipinti antichi per permettere agli allievi dell'Accademia delle Belle Arti di approfondirne la conoscenza. Venne scelto l'antico edificio che un tempo apparteneva all'ospedale di San Matteo e che poi venne ampliato con ambienti adiacenti. Oggi la Galleria dell'Accademia rappresenta un museo di importanza rilevante, grazie ad alcuni pezzi che ospita.
Questa statua, che raffigura il personaggio biblico in attesa di combattere con il Gigante Golia, aveva rappresentato la forza della repubblica fiorentina nel corso dei secoli.

Mano destra del David di Michelangelo

Piede destro del David di Michelangelo



Altre opere del Buonarroti vennero trasferite alla Galleria successivamente: il San Matteo e le quattro Prigioni eseguiti per la tomba di Papa Giulio II a Roma ma che erano stati collocati nella grotta del Giardino di Boboli alla fine del 500.


Recentemente è stato compiuto un restauro al piano superiore della Galleria dell'Accademia che ha permesso di aprire al pubblico una nuova sala dove sono raccolti i modelli in gesso di Lorenzo Bartolini e Luigi Pampaloni, scultori dell'800.Qui si possono ammirare i 300 busti di personaggi dell'alta borghesia.

martedì 24 marzo 2009

Museo archeologico di Firenze




Canopo da Chiusi (prima metà del VI sec. a.C.)




5 foto


6 foto cottura


7 vaso



10 teste


11 vaso

12 specchio



Fra i vasi più importanti il cosiddetto Vaso François, dal nome dell'archeologo che lo scoprì nel 1844 in una tomba etrusca a fonte Rotella, vicino Chiusi, un grande cratere a figure nere firmato dal vasaio Ergotimos e dal pittore Kleitias, che riporta una serie impressionante di racconti della mitologia greca su sei file di figure, datato attorno al 570 a.C.

Altre opere notevoli sono le coppe dei Piccoli Maestri (560-540 a.C.) così denominate dal miniaturismo dei ceramografi che le dipinsero, e un'hydria a figure rosse firmata dal pittore di Meidias (410-400 a.C.).



Il pezzo forte della collezione è senza dubbio la Chimera d'Arezzo, una delle più famose opere della civiltà etrusca (IV secolo a.C.), un plastico bronzo raffiguarente la mitica fiera leonina, che fu però erroneamente restaurato da Benvenuto Cellini, il quale ricostruì la coda serpentina che mordeva la testa di capra sul dorso, mentre entrambe avrebbero dovuto rivolgersi minacciose verso l'osservatore. Fu trovata in una campo vicino ad Arezzo nel 1553 e presentata a Cosimo I dal Vasari. Sulla zampa anteriore destra presenta un'iscrizione